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Club di Sofia

Club di Sofia

Posted on maggio 14, 2015 by Redazione
club di Sofia dichiarazione featured nuova europa Pace

Club di Sofia

Club “Sofia” (iniziativa pan-europea)

Dichiarazione

(25 Aprile 2015)

 

 

Il secondo incontro del Club “Sofia” si è tenuto alla vigilia delle celebrazioni per il 70-esimo anniversario della Vittoria nella seconda Guerra Mondiale.

Questo anniversario in primo luogo è stato denigrato dai tentativi di di sminuire il ruolo dell’URSS e di altri paesi nella vittoria su Hitler e i suoi alleati; in secondo luogo siamo in presenza di una crescita delle tendenze neonaziste in Europa.

 

Un anno e mezzo fa, nella prima dichiarazione del Club “Sofia”, dicemmo che l’intero processo dell’integrazione europea era stato stravolto e che aveva assunto una direzione sostanzialmente opposta a quella primigenia. Oggi, con rammarico, constatiamo che la nostra previsione era giusta. Ancor più: oggi è del tutto evidente (per chi vuole vedere) che  l’Unione Europea non è in condizione di individuare e risolvere i suoi problemi interni. La tragedia della Grecia si prolunga e si aggrava: con le attuali  regole essa non potrà essere risolta, e neppure potrà essere contenuta

La Grecia è stata oggetto, nel corso degli ultimi cinque anni, di una vera e propria offensiva economica e politica da parte delle élites tedesche e di altri paesi europei, delle istituzioni europee, del Fondo Monetario Internazionale e della finanza internazionale. Tutti questi soggetti hanno imposto al paese – dichiarando di volerlo aiutare e salvare, nei fatti difendendo gl’ interessi delle grande banche internazionali – un programma che ha creato una catastrofe sociale senza precedenti in tutta la storia del secondo dopoguerra dell’Europa capitalistica. La democrazia e la sovranità dello stato greco sono state praticamente abolite. Al paese sono state imposte inaccettabili condizioni colonizzatrici.

 

 

I circoli dirigenti dell’UE usano la Grecia per imporre a tutto il continente il dominio della finanza, abolendo di pari passo la democrazia e demolendo la statualità del welfare state europeo: cioè le due principali conquiste della civilizzazione europea.

 

Noi esprimiamo la nostra piena solidarietà al popolo greco, che sta cercando con tutte le sue forze di fermare la catastrofe.  Noi esigiamo che la Banca Centrale Europea, la Commissione, il Parlamento e il Consiglio cessino di sottoporsi ciecamente alla politica delle élites finanziarie e di cambiare la loro politica nei confronti della Grecia. Noi chiediamo a tutti i popoli europei, in particolare a quello tedesco, di chiedere ai rispettivi governi di smetterla di ricattare e di premere sul nuovo governo eletto dai greci. Noi riteniamo che sia necessario un  nuovo “Piano Marshall”, che non solo compensi gli effetti sulla Grecia delle politiche europee, ma che contribuisca a migliorare la situazione economica e sociale in tutta Europa, soprattutto nei confronti dei paesi più poveri e deboli . Esistono in Europa sufficienti risorse per un tale piano, ed esso può trovarne ancora di più. Riducendo ad esempio le inutili spese militari. Tutta la nostra storia dimostra che non può esistere un’Europa senza solidarietà.

 

E la Grecia non è il solo esempio di una vera e propria pauperizzazione strategica. Il problema vero è che non c’è alcuna crescita economica e che essa non è nemmeno visibile in un prossimo orizzonte. L’assenza di democrazia e di partecipazione allontana le persone dalle istituzioni europee nel loro complesso. Lo ha dimostrato il bassissimo livello di partecipazione alle elezioni del Parlamento Europeo in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea.

 

L’assenza di una comune visione del futuro dell’Europa non le consente di svolgere un ruolo autonomo e sovrano nell’arena internazionale. Evidente esempio di ciò è il fatto che le istituzioni europee si sottomettono agl’interessi degli Stati Uniti e considerano gl’interessi comuni europei come secondari rispetto a quelli del capitale transnazionale, mentre si stanno svolgendo negoziati segreti per raggiungere l’accordo TTIP (Accordo Transatlantico per gl’Investimenti e la Cooperazione).

 

Noi registriamo una rinuncia alla solidarietà europea, il trionfo dell’egoismo e della separatezza. I fondamentali principi europei sono stati messi da parte e sostituiti da oscure trame.

 

La scomparsa di centinaia di vite di emigranti che cercano di attraversare il Mediterraneo è una vergogna per l’Europa. E’ una tragedia che, per molti aspetti altro non è che la conseguenza delle politiche occidentali, tra cui gl’interventi militari nel mondo arabo, musulmano, e africano in generale. Gli effetti si sono realizzati con la demolizione di diversi stati dell’area. Noi chiediamo l’immediata cessazione delle ingerenze militari occidentali.

 

Noi registriamo la rinascita in Europa del revanchismo e di un nazionalismo populista di destra, che si accompagna alle pretese di riscrivere la storia, che si accompagnano, in certi stati membri dell’Unione, a evidenti atti ed espressioni di intonazione nazista.

 

La guerra civile in Ucraina è stata il frutto velenoso di tre gravi errori la cui responsabilità è anche europea:

a)    La partnership europea ha assunto il carattere di una vera e propria espansione imperiale dell’Europa verso est ;

b)    L’allargamento dell’Unione Europea nel 2004, continuato negli anni successivi con crescente intensità, ha portato all’inclusione di paesi nei quali mai era stato in precedenza affrontato il problema di una seria e radicale de-nazificazione, i quali sono stati fatti entrare nella Nato prima di diventare membri dell’Unione. Si tratta di quegli stessi paesi che appoggiarono immediatamente il colpo di stato del febbraio 2014 in Ucraina: atto eversivo che è stato realizzato su  iniziativa degli Stati Uniti con l’evidente partecipazione di forze revansciste, ultranazionaliste, razziste e naziste. L’Unione Europea ha apertamente appoggiato quel colpo di stato, per poi trovarsi intrappolata in un vicolo cieco. E adesso sarà impossibile assorbire un paese che si trova in una situazione di totale bancarotta economica, con una classe dirigente del tutto incompatibile con i principi di base dell’Unione Europea.

c)     L’Europa, nel corso degli ultimi anni si è totalmente attenuta alla linea degli Stati Uniti, i quali non solo hanno iniziato e appoggiato il colpo di stato, ma hanno contribuito a creare un difficilmente sanabile vallo divisorio tra Russia e Unione Europea. Una voragine che nuoce gravemente agli interessi economici, politici, culturali europei. Solo recentemente, in coincidenza con le visite a Mosca di Merkel, Hollande e Renzi, sembra che la “vecchia Europa” si sia resa conto dell’incombente minaccia di guerra, nella quale ora il continente è venuto a trovarsi.

 

 

La divisione dell’Europa ha ormai assunto un  carattere drammatico. Una parte cospicua di paesi membri dell’est, a cominciare dalla Polonia e dai tre paesi che si affacciano sul Mar Baltico, è sdraiata sulla linea degli Stati Uniti, e punta a un inasprimento del conflitto con Mosca con l’uso della pressione militare, dell’espansione della Nato, delle sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia.   I nodi irrisolti della storia europea si sono intrecciati alle inclinazioni imperiali americane. Occorre sciogliere questo fatale circolo vizioso.

 

Il modello della competizione e del dominio, che è stato il motore dello sviluppo dell’Europa nel corso dei tre secoli precedenti, e che si è snodato con una serie di attacchi contro il resto del mondo, oggi si è trasformato in una macchina che potrebbe trascinarci nella Terza Guerra Mondiale. Il nostro giudizio del 2013 si è rivelato esatto. Oggi la guerra è già arrivata nel centro dell’Europa. Si è già formata una nuova “cortina”, abbastanza alta da dividere l’Europa dalla Russia. E questa  volta è l’Occidente ad averla creata, con il concorso cieco dell’Europa.

 

Siamo in presenza della crisi militare e politica più grave dai tempi del 1962, quando America e Unione Sovietica si trovarono l’una di fronte all’altra nella crisi dei missili a Cuba. Oggi la contrapposizione è molto simile: da una parte la Nato, dall’altra parte, al posto della ormai non più esistente Unione Sovietica, la Russia moderna. Ma il mondo nel frattempo è radicalmente mutato. L’idea di un XXI secolo “americano” è irreale e impossibile da realizzare, in pace. Al suo posto si presenta una politica dell’Occidente (alleanza tra Stati Uniti e Europa) che proclama le proprie pretese di dettare al resto del mondo le proprie, nuove regole di dominio. Si tratta di una ipotesi – ripetiamo- non realistica e che può realizzarsi solo attraverso una grande guerra. Se una tale tendenza dovesse prolungarsi , potremmo tutti trovarci ad essere testimoni di una grande collisione tra l’Occidente, dominato dalla possente macchina militare americana, e il resto del mondo. In altre parole: il “miliardo d’oro” contro gli altri sei miliardi di individui che popolano il pianeta.

 

 

Si tratta, evidentemente, di una prospettiva drammatica.  Ma è del tutto evidente che essa è una prospettiva reale. Lo dimostra il fatto che tutte le idee precedenti a proposito di una comune sicurezza europea sono state abbandonate o addirittura sovvertite, sostituite da un progetto di demolizione del nemico, in primo luogo economica e subito dopo politica. Questo piano è stato pensato sulla base dell’ipotesi che l’avversario – nel caso concreto la Russia – si arrenderà, trovandosi incapace di fronteggiare una tale offensiva. Ma un tale piano potrebbe rivelarsi illusorio. Il pericolo reale è dunque nel fatto che la contrapposizione possa trasformarsi in guerra aperta. Conseguenza immediata di  questa situazione è che ora noi già viviamo in un mondo che è meno sicuro di prima. Ecco perché noi riteniamo che si debba tornare al più presto alle idee di una politica di sicurezza in Europa che sia uguale per tutti. Una concezione della sicurezza internazionale che sia fondata sul riconoscimento della multipolarità del mondo contemporaneo. E’ il momento di riconoscere la realtà per quello che è e unire gli sforzi per mettere in moto processi positivi.

 

Europa e Russia non sono nemici. L’Europa non ha nemici. L’Europa e gli USA sono amici, e tali devono restare, ma con eguali diritti. Da questo segue che la Nato deve cessare la sua espansione e avviare il processo della propria riduzione. Europa e Russia debbono insieme svolgere un ruolo cruciale nella costruzione di una futura nuova architettura globale, che permetta di evitare una nuova confrontazione – che sarebbe fatale  per tutti – tra Est e Ovest.

 

Oggi, 40 anni dopo la firma dell’Atto Conclusivo di Helsinki, c’è la necessità di convocare una nuova conferenza di quel livello per esaminare tutte le questioni della sicurezza collettiva e della cooperazione in Europa.

 

Ma noi riteniamo che l’Europa potrà svolgere un ruolo positivo, insieme agli altri giganti  globali, soltanto nel caso che essa non vada in pezzi, il che è molto probabile. La sua crisi sta producendo un grave distacco tra i popoli e le loro rappresentanze. Siamo in presenza di una vera e propria rivoluzione politica, che sta modificando l’intera fisionomia politica dell’Europa. Una tale rivoluzione politica  si sta verificando in grandi paesi come l’Inghilterra, la Francia, l’Italia, la Spagna, ma anche in paesi di minore dimensione, come l’Olanda, la Grecia, il Belgio, la Finlandia. C’è il rischio che essa ritorni all’indietro, alla situazione esistente 60 anni fa. Il “patto” che si realizzò allora tra l’élite politica e il popolo sta andando in frantumi. I partiti tradizionali vengono abbandonati da parti consistenti dei loro elettorati , e si producono terremoti, poiché essi si rivelano ora incapaci di rispettare gl’impegni di quel “patto” che significava un appoggio politico alle élites in cambio di un diffuso welfare state per larghe masse popolari. La crisi economica, unita alle errate ricette per combatterla, che si sono tradotte in una demolizione degli stati del benessere, si è trasformata in un ripudio generalizzato da parte degli elettori. Essi sono in cerca di nuovi partiti, in grado di rappresentarli, ma questi partiti ancora non esistono, non si sono formati. Essi sono in via di formazione, ma non esistono programmi, visioni del futuro. E’ la protesta che al momento domina il quadro. Gli elettorati si muovo verso le estreme: o a destra, come in Francia, o a sinistra, come in Grecia e in Spagna, oppure  verso nuovi movimenti politici con caratteristiche miste e con intonazioni ideologiche trasversali, come in Italia e in Inghilterra.

 

Tutto ciò indica che gli attuali processi cresceranno e si svilupperanno ulteriormente. Nel complesso è poco probabile che l’élite europea attuale sia in grado di tenerli sotto controllo. Più probabile è che l’attuale leadership sia sostituita o addirittura travolta. E’ indispensabile una riforma profonda dell’attuale fisionomia istituzione e della legislazione che la sostiene. Essa potrà avvenire soltanto che verrà ricomposto un dialogo tra per persone e coloro che sono chiamati a rappresentarle. Ciò comporta in primo luogo la liberazione dell’Europa dalla Nato e dalla sua attuale subordinazione agli Stati Uniti d’America.

 

 

  • Tatjana Zhdanok (Lettonia). Deputato del Parlamento Europeo, gruppo “Verdi/ Alleanza per una Europa Libera”, co-presidente del partito Unione Russa di Lettonia.
  • Zachari Zachariev (Bulgaria) Membro del Consiglio Nazionale del Partito Socialista, presidente della Fondazione Slaviane.
  • Ignacki Irazabalbeitia (Paese dei Baschi), membro del Parlamento Europeo (2013-2014), membro della Direzione del partito Aralar.
  • Dmitris Kostantakopoulos (Grecia), del movimento politico Syriza, redattore della rivista Epikaira.
  • Sergej Kurginian (Russia) presidente del movimento politico Sut’ Vremeni
  • Giulietto Chiesa (Italia), deputato dep Parlamento Europeo (2004-2009, presidente dell’Associazione Alternativa. Direttore di Pandotatv.it
  • Marija Mamikonia (Russia), membro del movimento politico Sut’ vremeni.
  • Anna Miranda (Galizia), deputato del Parlamento Europeo (2012-2013; 2018-2019), gruppo dei Verdi/Alleanza per una Libera Europa, membro della Direzione del partito Bloque Nacionalista Galego.
  • Ianusz Nidsvetskij (Polonia) membro della direzione del partito Smena
  • Paola de Pin (Italia) membro del Senato, eletta nel 2013, ora indipendente, nella lista del Movimento Cinque Stelle
  • Bartolomeo Pepe (Italia) senatore,eletto nel 2013, ora indipendente, nela lista del Movimento Cinque Stelle.
  • Mateusz Piskorskij (Polonia) presidente del partito Smena.
  • Krazimir Premjanov (Bulgaria), membro del Consiglio nazionale del Partito Socialista, presidente dell’Unione delle società Frakij
  • Andrej Safonov (Transnistria), candidato alle elezioni presidenziali del 2011.
  • Zurab Todua (Moldova), deputato del parlamento (2010-2014,  frazione del Partito Comunista.
  • Bogdan Tsirdja (Moldova), deputato del Parlamento, frazione del Partito dei Socialisti.

 

Safia, 25 aprile 2015.

 

 

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